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19 aprile 2011

Lettura digitale e brevità, la nuova vita del racconto?

Scorrendo i miei ultimi acquisti libreschi, vedo un romanzo e ben quattro produzioni brevi, equamente suddivise tra racconti e saggi, naturalmente in formato digitale. In effetti, prima di essere dotato di ebook reader non ricordo di aver mai comprato un singolo racconto o un singolo saggio breve, probabilmente perché in libreria non si trovano stampati al di sotto di un certo numero di pagine: sarebbe di certo antieconomico stampare e vendere un racconto da una trentina di pagine.

Con il digitale invece, eliminati i costi di stampa cade anche il vincolo della lunghezza minima di uno scritto da pubblicare. Mi chiedo se questa sia una novità assoluta o se, invece, nella storia della letteratura i testi brevi abbiano già avuto modo di essere diffusi autonomamente, anziché essere veicolati in raccolte o riviste. Le reminiscenze scolastiche purtoppo non mi aiutano, nemmeno Wikipedia in questo caso:
In Occidente la tradizione del racconto breve è molto antica, e va fatta risalire alle antiche forme orali e ai generi medievali come l'exemplum, il fabliau e il lai. Ma il genere acquista la sua autonomia, in forma di "novella", a partire dalla raccolta anonima de Il Novellino (1281-1300), e si afferma soprattutto con il Decameron (1350-1353) di Giovanni Boccaccio (1313-1375), che ne fissa il canone fino al Rinascimento.
Approfondirò la questione, ma nel frattempo ciò che trovo interessante è la prospettiva di una rinnovata diffusione della narrazione breve.

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